Secondo Convegno Nazionale FAI giovani, Saturnino a Villa dei Vescovi, Salone del mobile 2014, Klimt e Kandinsky

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Oggi vi parlerò  del mio ultimo viaggio…

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La settimana scorsa sono tornato in Italia per partecipare al secondo Convegno Nazionale del FAI giovani- di cui io sono delegato responsabile per  quanto riguarda la sezione di Salerno-  che si è svolto a Padova.

 

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Ne ho approfittato per fare  una piacevole sosta a Milano dove, ospitato da alcuni cari amici  quali Annarita, Gerardo e Matteo, ho visitato il Salone del Mobile di Milano 2014: sono rimasto veramente colpito da questa macchina capace di attirare oltre 300mila visitatori provenienti da 160 Paesi, dove è possibile percepire l’eccellenza del “made in Italy” e non solo; da segnalare  la mostra di punta al suo interno, allestita nel padiglione 9, “Dove vivono gli architetti”,

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che racconta in esclusiva “le stanze” private di otto tra i più autorevoli esponenti del mondo dell’architettura internazionale: Shigeru Ban, Mario Bellini, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid, Marcio Kogan, Daniel Libeskind e Studio Mumbai.

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Abbiamo ovviamente trascorso la serata “passeggiando” tra gli eventi e le installazioni del Fuori Salone.

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Tornato a casa, fortunatamente, mi sono ricordato di prenotare la visita alla cappella degli Scrovegni  per l’indomani quando sarei dovuto essere a Padova.

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Giunto lì, dopo aver lasciato i bagagli all’Hotel Galileo, dove ho condiviso la camera con la mia carissima amica Valeria responsabile del gruppo FAI giovani Torino conosciuta nel 2010 durante il Convegno Nazionale che si svolse a Napoli, sono sceso in città per percorrere l’itinerario che avevo già studiato, partendo proprio da quella che io annovererei tra le sette meraviglie del mondo moderno, la cappella degli Scrovegni stessa, dove il ciclo di Giotto costituisce il più alto capolavoro del pittore e della storia dell’arte occidentale, pari solamente alla Cappella Sistina di Michelangelo in Roma.

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Con quest’opera Giotto inizia una nuova era nella storia della pittura: ci troviamo di fronte alla nascita della prospettiva centrale e al superamento dell’astrazione formale della corrente bizantina allora dominante, egli infatti propone forme umane, più naturali e realistiche e per questo fu definito anche il primo pittore moderno. E’ stato davvero uno spettacolo mozzafiato…

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Proseguendo verso il centro della città, dopo una breve visita alla cappella Ovetari  per ammirare ciò che resta degli splendidi affreschi del Mantegna, distrutti quasi interamente da un bombardamento nel 1944, mi sono recato con la mia nuova amica Marica del FAI giovani Basilicata verso il centro della città dove abbiamo visitato il Palazzo del Bo’ che devo dire essere stato davvero una bella scoperta: esso è sede storica dell’università di Padova e conserva il più antico teatro anatomico stabile al mondo oltre che alcuni siti storici come la trecentesca aula di medicina, la cattedra di legno dalla quale Galileo Galilei avrebbe insegnato matematica e fisica dal 1592 al 1610, l’Aula Magna con il prezioso soffitto affrescato dal Carlini nel 1854 e la parete di fondo con i seggi del Senato Accademico, ricostruita nel 1942 su disegni di Giò Ponti.

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Degna di nota la statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo, che ottenne la laurea in filosofia nel 1678, presso l’università Patavina.

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Subito dopo aver attraversato le piazze dei Frutti e delle Erbe, dominate dal Palazzo della Ragione, mi sono recato verso il Prato della Valle, tra le più grandi piazze d’Europa ,caratterizzata da un’isola centrale a forma ellittica, l’isola Memmia, circondata da una canaletta in cui si affaccia un doppio anello di statue di personaggi illustri di Padova. Da qui ,risalendo via Belludi, si arriva alla Basilica di Sant’Antonio dove all’esterno ci accoglie Il monumento equestre al Gattamelata, una statua in bronzo di Donatello, situata in piazza del Santo a Padova.

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All’interno della Basilica sono conservate le spoglie di uno dei Santi più venerato al mondo.

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La serata si è conclusa in piazza della Frutta dove ho potuto gustare il vero street food patavino grazie alla scoperta de i folpari, i venditori ambulanti di folpi (la folperia di Max e Barbara) ovvero polpi e moscardini bolliti, del resto “un folpeto ancora caldo e un goto de bianco è un’accoppiata goduriosa che riscalda gargarozzo e anima.” Il sabato mattina sono cominciati i lavori congressuali, ospitati nella sede di economia dell’università di Padova.

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Eravamo in 105 come giovani rappresentanti dei 55 gruppi giovani sparsi sulla penisola. Dopo i saluti del professore Cesare Dosi, Ordinario di Scienza delle Finanze ed Economia dell’Ambiente e di Giulio Muratori, Capo Delegazione FAI Padova, abbiamo ascoltato l’appassionato discorso del Vice Presidente Esecutivo FAI Marco Magnifico che ci ha fatto conoscere l’esempio brillante del National Trust Inglese e di come il FAI debba crescere ancora cercando di attrarre anche il pubblico dei centri commerciali. Dopo ci siamo divisi in 4 gruppi per seguire dei workshop formativi. Quello che ho scelto io trattava la comunicazione web e social network. Dopo la presentazione dei docenti prof. Marco Bettiol e della dott.ssa Valentina Pasolini abbiamo creato un progetto di promozione e comunicazione del FAI giovani volto ad aumentare il numero dei partecipanti alle iniziative del FAI giovani sul territorio.

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Abbiamo trascorso la serata nella splendida Villa dei Vescovi, bene del FAI sui Colli Euganei a Luvigliano di Torreglia, edificata tra il 1535 e 1542 per conto della curia di Padova, allo scopo di dotare il proprio vescovo   di una sontuosa casa di villeggiatura. La direzione dei lavori fu affidata al veneziano Alvise Cornaro, che seguì il progetto del pittore-architetto veronese Giovanni Maria Falconetto. L’impronta iniziale della villa rappresentava lo stile classico romano, ovvero un edificio a pianta quadrata con logge e porticati e il compluvium centrale, l’apertura nel tetto da dove entrava la luce solare che illuminava di riflesso tutte le stanze adiacenti.

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Nel ‘700 la struttura architettonica della villa fu modificata assumendo l’aspetto attuale: vennero inserite le scalinate esterne a est e ad ovest; fu chiuso l’impluvium, che rese possibile la realizzazione del salone centrale e il collegamento tra le due logge e venne aggiunta la barchessa. La Villa rimase proprietà della curia fino al 1962, quando venne acquistata da Vittorio Olcese e dall’allora consorte Giuliana Olcese de Cesare. Infine fu donata al FAI nel 2005 da Maria Teresa Valoti Olcese, seconda moglie di Vittorio Olcese e dal figlio Pierpaolo, proprio in memoria del marito e padre. Il FAI ha iniziato i lavori di restauro nel 2007, che si sono protratti fino alla riapertura della villa nel giugno 2011, restituendo al territorio e ai visitatori la meraviglia di questa icona di architettura civile italiana, completamente integrata nel paesaggio circostante.

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Ospite della serata Saturnino Celani, meglio conosciuto come Saturnino, bassista, compositore e produttore discografico italiano, che ci ha raccontato come sia riuscito a realizzare il suo sogno cioè quello di dedicarsi esclusivamente alla musica e ci ha deliziato con una sua performance. L’indomani ultimo giorno di lavori, dopo un saluto della property manager di Villa dei Vescovi Silvia ferri e di Maria Camilla Bianchini d’Alberigo presidente FAI Veneto, il presidente del FAI Andrea Carandini ha tenuto un appassionato discorso in cui ci ha spronato alla precisione e alla continuità affermando tra le altre cose “Il nostro peggior nemico è la noia”.

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Subito dopo Angelo Maramai direttore generale del FAI ci ha mostrato come i gruppi giovani siano cresciuti negli anni. Ebbene quello che mi sento di dire, dopo questa magnifica esperienza, è che vedere tanti giovani innamorati del proprio patrimonio storico, artistico e naturale, pronti a coinvolgere altre persone e a fare di tutto per difenderlo, mi ha spinto a credere ancora nel futuro, in un futuro migliore in cui l’Italia capirà il valore del suo patrimonio e in cui noi giovani potremo lavorare e nutrirci di cultura… un sentito ringraziamento al FAI, Fondo Ambiente Italiano  per la instancabile opera di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. Invito chi ancora non fosse iscritto a farlo, del resto basta poco per salvare l’Italia… Ritornato a Milano sono andato a visitare e assaggiare Eataly Smeraldo nuovo store dedicato alla musica e alle eccellenze gastronomiche italiane. Il Teatro Smeraldo nasce a Milano nel 1942 e all’epoca è la sala più capiente del capoluogo lombardo. Di proprietà della famiglia Longoni fino al passaggio ad Eataly, il Teatro Smeraldo ha visto debuttare Mina, Celentano e la grande Josephine Baker.

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Il nome di Eataly nasce dalla fusione di due parole: EAT, cioè ‘mangiare’ in inglese, e ITALY, Italia. Eataly infatti è mangiare Italiano, ma non soltanto cibo italiano. Quel modo tipicamente nostrano di stare a tavola è il prodotto della produzione agroalimentare dell’ottima cucina mediterranea, della cultura e della storia enogastronomica del nostro Paese, della ‘riproducibilità’ dei molti piatti di origini povere, delle contaminazioni positive che la cucina italiana ha ricevuto da altri Paesi.

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L’ultimo giorno, il lunedì, ho visitato due magnifiche mostre allestite a Palazzo Reale, “Klimt alle origini di un mito “ e “Kandinsky, la collezione del Centre Pompidou”. La  prima mostra indaga i rapporti familiari di Klimt, esplorando gli inizi della sua carriera alla Scuola di arti Applicate di Vienna, la sua grande passione per la musica ed il teatro e ci accompagna alla scoperta di un artista diventato mito attraverso alcuni dei capolavori più noti, da Adamo ed Eva al girasole, da Fuochi fatui a Salomè, con figure seducenti avvolte in decorazioni fittissime, luminosi mosaici di foglie d’oro e d’argento.

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La mostra Vassily Kandinsky, La Collezione del Centre Pompidou, racconta  invece il viaggio artistico e mentale di uno dei padri dell’arte astratta attraverso tutte le tappe del suo percorso. Due conflitti mondiali, la scoperta freudiana della psiche e quella della divisibilità dell’atomo hanno rivoluzionato il mondo e  anche l’arte con Kandinsky vive la sua rivoluzione.

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Vi saluto con la citazione di uno dei più grandi maestri del’900:

“Andando molto in profondità, il blu sviluppa l’elemento della quiete”. V. Kandinsky  

1 comment

  1. avatar Annarita   •  

    Questo articolo è semplicemente meraviglioso e riesce a raccontare quanto è straordinaria la nostra Italia.

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