LA GRANDE BELLEZZA……..DI LUPITA NYONG’O

86th Annual Academy Awards - Show

Si e’ conclusa da meno di due settimane la tanto attesa notte degli Oscar 2014. Quale miglior modo per inaugurare il mio blog che, come ho ricordato nell’intro, è chiaramente ispirato alla bellezza, se non citando il titolo del film made in Italy più chiacchierato dell’anno che ha definitivamente trionfato al Dolby theatre di Los Angeles, inserendosi quindi nell’Olimpo dei film che hanno reso grande e celebre la storia del cinema italiano?

“La grande bellezza”, un titolo altisonante , ampio ( forse per l’abbondare di vocali aperte) che racchiudeva già in sé i fasti del successo che avrebbe avuto e che ultimamente sui social networks è stato grossolanamente sdoganato, venendo citato nelle espressioni più prosaiche, accostato spesso ad immagini a dir poco triviali se confrontati con la solennità del sostantivo, risultandone quindi banalizzato oltre che involgarito. Del resto proprio Sorrentino pare che abbia usato il titolo in maniera forse quasi antifrastica se si riflette sull’uso smodato e del tutto discutibile e discusso che il regista ha fatto della figura retorica dell’ironia nel dipingere il quadretto grottesco. A me storico dell’arte piace dire “ensoriano” – di una Roma decadente, ben sintetizzato nell’incipit del film dalla scena del party trash capitolino. In realtà focus del mio primo articolo è un’altra grande bellezza, più concreta, più umana, alla quale meno si addicono gli aggettivi di decadente o grottesco, bensì quelli di affascinante, promettente, talentuosa, per usar un termine anglosassone che mi piace tanto “ astonishing”: sto parlando di Lupita Nyong’o che ha galvanizzato l’opinione pubblica per la sua magistrale interpretazione in “ 12 anni schiavo” che le è valsa l’Oscar per la migliore attrice non protagonista. Di questa giovane donna di appena trent’anni hanno colpito me come il resto del mondo la semplicità, l’eleganza non costruita, l’intelligenza, il sapore di spontaneità nonché la sua innocente bellezza; alla notte degli Oscar era fulgente in quell’abito azzurrino da principessa firmato Prada, con una scollatura profonda che metteva in evidenza il corpo atletico, perché no androgino, che faceva da pendant al taglio corto, anch’esso mascolino, della chioma scura cinta da un cerchietto gioiello che a sua volta, in una geometria quasi chiastica, si armonizzava delicatamente con il suo viso angelico.

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Sembrava quasi divertita nel far svolazzare i drappi di quell’ abito azzurro pastello, scanalato a guisa del chitone delle sculture greche arcaiche di Hera, che tanto metteva in risalto la carnagione scura quella stessa carnagione scura che a lungo ha rappresentato per lei una cicatrice deturpante: sono ben lontani i tempi in cui, come ha confessato al momento della premiazione all’evento organizzato dalla rivista afroamericana Essence, la piccola Lupita prima di dormire pregava Dio affinchè il giorno seguente la facesse risvegliare bianca, visto che per lei essere bianca significava poter essere bella, alla stregua di tutte le favolose modelle attrici , rigorosamente bianche, che erano protagoniste nelle pubblicità televisive. Che ironica è la vita! Dal Kenya al red carpet più ambito del mondo!! Ma ciò che mi ha impressionato di più e che pare abbia intenerito anche un titano dello showbiz quale Oprah Winfrey è lo speech che la stessa Lupita ha tenuto all’evento sopra citato ”Black women in Hollywood” dove ha vinto il Best Breakthough Performance Award, in cui si è lasciata andare ad un appassionato e toccante discorso sulla bellezza proprio partendo da quel concetto di “black beauty” che per lungo tempo è sembrato essere un’antitesi. Mi piace condividere con voi alcuni passi per me significativi del discorso: ”la bellezza non è una cosa che puoi comprare o consumare, ma è solo una cosa che tu devi essere. La vera bellezza è l’empatia verso te stesso e la gente che ti circonda. Quel tipo di bellezza ti incanta il cuore e infiamma il tuo animo… La vera bellezza è quella dentro ognuno di noi, e quella bellezza non ha tinte.”

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Che queste parole possano indurre voi tutti alla riflessione, alla ricerca di quel bello che non può essere – dico io – solo estetico se non sotteso da un bello interiore, morale: i Greci avevano intuito questo molto presto e avevano fatto del principio della kalokagathia un ideale supremo della loro filosofia. Quest’anno si è parlato tanto di bellezza , a partire dai giornali, i media , passando per Fabio Fazio nella prima serata del festival di Sanremo fino ad arrivare agli Oscar, Sorrentino e Lupita, quasi ad esprimere un’esigenza diffusa e disperata di una catarsi che possa riscattarci dalle brutture e i vizi del mondo odierno in cui ci troviamo a vivere.

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